Ma un’azienda deve essere sempre alla ricerca di nuove opportunità, per crescere ed avere un ampio ventaglio di clienti. In un settore competitivo e maturo come quello della lavorazione conto terzi, è importante differenziarsi. “Difficilmente esce qualcosa fuori posto, siamo molto attenti alla qualità: i clienti sanno che con noi non hanno brutte sorprese“, aggiunge Marco. Classe 1991, è una delle nuove leve in azienda. Loreta, una figura storica in Culpo, ci spiega meglio la loro strategia: “Con la crisi abbiamo puntato sulla qualità e sul servizio, ritagliandoci uno spazio con le lavorazioni complesse dove c’è meno concorrenza e la tua professionalità si può affermare. Ci distinguiamo anche puntando su quello che ci permettono di fare i nuovi macchinari acquistati, con la piegatrice da 6 metri. Molti concorrenti si fermano ai 3-4 metri“.
Lomac ha infatti appena acquistato un nuovo impianto di taglio laser e una pressa piegatrice X-Press Next da 330 tonnellate su 6 metri, con accompagnatori elettrici, corsa e luce maggiorata, 7 assi, bloccaggio idraulico per le matrici e bloccaggi punzoni pneumatici AirSlide. “Pur senza aver ancora fatto pubblicità o sparso la voce, abbiamo già iniziato a ricevere richieste per pezzi da 5 metri e oltre“, ci rivela Marco. “Addirittura il nostro fornitore della lamiera ci ha passato dei contatti di suoi clienti che cercavano terzisti con queste capacità per i 6 metri“. Questo dimostra ancora una volta come sia possibile farsi spazio nel mercato puntando su macchinari all’avanguardia e con caratteristiche differenti dallo media.
Anche grazie a questi nuovi macchinari, Lomac sta vivendo un periodo positivo, di crescita e ottime soddisfazioni professionali. Ma non è sempre stato così: “Per noi il periodo della crisi è stato davvero un momentaccio. La perdita di un fratello, il calo di lavoro, la cassa integrazione ci hanno fatto passare dei mesi difficili“, ci racconta Franco. Anche stavolta l’impegno e la determinazione hanno permesso di superare la burrasca. “Abbiamo tenuto duro e siamo riusciti a superare la crisi e adesso sta andando bene“.
La squadra Lomac è composta dal titolare Franco, da un laserista, due piegatori, cinque saldatori, Loreta e Chiara in amministrazione, e Marco.
“Appena arrivato scaricavo solo il laser, poi ho iniziato a fare altre cose in saldatura e in piegatura. Ho fatto anche dei corsi di formazione di CAD“, ci racconta Marco. “Il cliente ti dà il disegno ma va sempre controllato prima di mandarlo in produzione. Prima di accettare una commessa, esaminiamo a fondo il pezzo, e se vediamo che non è fattibile o non possiamo garantire i tempi di consegna lo segnaliamo da subito. Preferiamo non prendere un lavoro piuttosto di mettere in difficoltà il cliente“.
Mentre Marco parla, Franco annuisce sorridendo. Per lui, che ha lasciato il lavoro da dipendente a 18 anni per scommettere sulla Culpo F.lli prima e poi sulla Lomac, vedere i propri figli fare i primi passi nell’azienda è una grandissima soddisfazione. Ma l’inserimento delle nuove generazioni è un’attività lunga. “Questo non è un lavoro, è un’arte, ci vuole esperienza“, dice Marco. Marco è in Lomac dal 2012 e in azienda si occupa di varie cose, sia in officina che in ufficio tecnico. L’altra nuova leva è Chiara: “io sono qui dal 2016 in amministrazione, seguo la parte finanziaria e la comunicazione. Stiamo rifacendo il sito, abbiamo aperto la pagina Facebook dell’azienda con nuove foto e video. Il mio obiettivo è diventare esperta come Loreta, imparando il più possibile da lei“. Le fa eco Marco: “il mio obiettivo è crescere ancora di più e portare avanti quello che hanno iniziato mio padre e mio zio. Lo faremo aggiornandoci restando al passo con i tempi, perché se rimani indietro sei fregato. Aver cambiato due macchine del genere era quasi indispensabile“.
Sono molte le aziende nate negli anni ’70 che si trovano ad affrontare la tematica delicata del cambio generazionale e dell’inserimento dei giovani nelle aziende, soprattutto nelle piccole realtà a conduzione famigliare tipiche del Nordest. Cosa consigliano Chiara e Marco ai ragazzi che, come loro, volessero entrare in questo settore? Cosa stanno vivendo e qual è la loro esperienza?
“Abbiamo la fortuna di lavorare in ambito famigliare, cerchiamo di apprendere il più possibile; abbiamo un rapporto più stretto che consente di andare più nel dettaglio in molti aspetti“, ci risponde Chiara. Anche per Marco la chiave è ascoltare: “io non faccio le classiche 8 ore, sono sempre qui e qualsiasi cosa dica mio padre io assorbo tutto. Il mio consiglio è ascoltare ed incamerare tutto il patrimonio di esperienze. Uno che segue un genitore non deve pensare che quando suona la sirena si va a casa. Ci vuole più impegno e non pensare di aver appreso tutto. Serve anche sbagliare a volte: si impara dai propri errori. Anche far corsi è importante, ma alcuni segreti si imparano solo davanti alla macchina. Quando cambiamo i macchinari facciamo sempre i corsi per imparare ad usarli. Io faccio sempre corsi di aggiornamento, anche i saldatori fanno i patentini di saldatura perché spesso sono i clienti che ti chiedono le certificazioni“.
Chiediamo anche a Franco cosa consiglia a chi si inserisce nel settore, sia come nuova azienda sia come seconda generazione: “Prima di tutto ci vuole tanta passione nel lavoro. La carpenteria deve piacere, altrimenti neanche da mettersi, come per tanti lavori del resto. Ad un tornitore non è detto che piaccia fare il saldatore. A chi invece vuole avviare una nuova azienda, faccio gli auguri!“, esclama con una nota di ironia. “Specialmente in Italia, con tutta questa burocrazia. Noi ormai ci siamo dentro e capiamo, ma uno che parte da zero senza avviamento è difficile. Per partire senza fare un buco nell’acqua servono persone capaci che sappiano lavorare, e spalle larghe dal punto di vista finanziario. Poi ci vuole capacità imprenditoriale, e non pensare di aprire un’attività solo per fare soldi, comprare la macchina bella o farsi la villa“.
Come è nostra abitudine, vogliamo parlare anche dell’aspetto umano delle persone che fanno parte di un’azienda. Chi è Franco Culpo? “Una persona semplice che ha fatto la terza media, che a 14 anni ha iniziato a lavorare. Adesso ne ho 60 e sono ancora qua che lavoro!“, ci spiega ridendo. “Nel mio piccolo ho provato e mi è andata bene, adesso sono contento perché ho i miei figli qui in azienda. Oltre al lavoro mi piace andare in bicicletta, è la mia grande passione anche se ho poco tempo da dedicarle ormai“. Loreta Marcazzan invece ha avuto un percorso differente: “Io ho fatto l’università in Economia e Commercio, all’inizio ho fatto l’insegnante di matematica a Ragioneria, poi nel 1994 sono arrivata qui e mi piace anche più che insegnare. Sono una persona forte di carattere, non sono sportiva ma mi piace leggere e viaggiare. Ho una figlia e un cagnolino, e mi considero una persona fortunata. Sono una persona che si adatta molto alle varie situazioni e che vede il bicchiere mezzo pieno“.
Ancora più diverse sono le storie dei due ragazzi. “Sono del 1996, ho fatto Ragioneria alle superiori, poi sono arrivata qui e mi trovo benissimo“, ci racconta Chiara. “Oltre al lavoro faccio palestra e danza, e ho fatto teatro e nuoto. Sono sempre stata sportiva e mi piace viaggiare, a volte Loreta e io andiamo anche via insieme“. Marco ha un carattere e un ruolo differente: “Mi considero un ragazzo fortunato, non mi è mai mancato niente senza essere stato viziato. Io sono del 91 e sono geometra; finite le superiori sono subito arrivato qui anche perché serviva una mano. Qui è iniziato il mio percorso partendo dal basso e mi sto impegnando molto. Sono sempre stato sportivo, ho provato e praticato tantissime discipline. Sono un tipo tranquillo e solare; mi piace confrontarmi con le persone in modo costruttivo. Tendo un po’ ad agitarmi nelle situazioni di stress. Quando non riesco ad arrivare subito a qualcosa me la prendo con me stesso, pretendo molto da me stesso“.
Loreta è orgogliosa dei due giovani, e li considera parte del futuro dell’azienda: “entrambi hanno fatto molti progressi, mettono passione in quello che fanno e promettono bene“, ci spiega. “Abbiamo comprato le macchine nuove anche per questo motivo, perché sappiamo che ci sono loro che le utilizzeranno nei prossimi anni“.
Marco, che è a contatto diretto con l’aspetto produttivo, condivide l’opinione di Loreta: “Queste due macchine, secondo me, sono state il primo passo per crescere. Per essere competitivi e riuscire ad avere margini migliori. Tecnologicamente le piegatrici hanno fatto passi da gigante in questi anni: tra la macchina vecchia che abbiamo e quella nuova c’è un abisso“.
“Abbiamo altre due presse piegatrici e una cesoia Gasparini, e ci siamo sempre trovati bene“, ci rivela Franco. “Le macchine prima o dopo si fermano per quanto buone, e si fermano sempre quando c’è urgenza, quindi un intervento veloce è importante. Quando c’è stato qualche problema in massimo 24 ore i tecnici Gasparini sono venuti a risolvere“. Anche Marco è d’accordo: “Non so se sul mercato ce ne siano di meglio di Gasparini da questo punto di vista. Ci siamo sempre trovati bene, perché cambiare? In fin dei conti è lo stesso rapporto che hanno i clienti nei nostri confronti“.